mercoledì 26 marzo 2008

la Bovisa

Marconi accanto ad una delle prime radio.
Da qualche anno ormai vivo in Bovisa, una zona di Milano che mi piace per la sua impronta popolare, che mi tiene ancorato con i piedi per terra, sui bisogni e sui pensieri delle persone. Da lì percepisco il mondo più facilmente che nelle altre zone, perchè Milano tenta di nascondere i suoi difetti.
Amo molto la mia città, ma conosco anche i forti limiti e il prezzo (non solo economico) che le persone che la abitano devono pagare per poterci vivere e lavorare.
La Bovisa a sua volta è una zona con tanti problemi ma anche con tanti pregi. Ha una sua forte connotazione culturale e storica ma è sconosciuta ai più.
Per questo motivo quando ne parlo o quando qualcuno viene a farci visita, mi si chiede spesso che tipo di zona sia e come ci si viva.

Per questo motivo pubblico una bellissima puntata di "Così lontano, così vicino.", una trasmissione radiofonica a cui ha collaborato Cristina per raccontare il quartiere.
La trasmissione è prodotta dalla Scighera (circolo arci della zona) e dal loro laboratorio di webradio: un percorso sonoro tra testimoni, luoghi, musiche e protagonisti per raccontare il quartiere Bovisa di Milano per come è oggi e per come è cambiato negli anni.

Per chi volesse quindi una "fotografia sonora" della zona, consiglio assolutamente l'ascolto.

mercoledì 19 marzo 2008

ITACA

.. Sempre devi avere in mente Itaca.
Raggiungerla sia il tuo pensiero costante.
Soprattutto, però, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull'isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato un bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo in viaggio: che cos'altro ti aspetti ?

(1911 - Kostantinos Kavafis)

giovedì 13 marzo 2008

IL MAL(E) DI NAPOLI

081. 833. xx. xx

Io: Ciao mamma come va?

Mia madre: Ciao Rosa! Come va? Come deve andare? Sempre uguale! Qui non cambia niente, niente! Oggi le bambine non sono andate a scuola, come fai a farle uscire di casa? Qui l’aria puzza! Puzza di morte! Puzza di putrefazione!

Io: ... ma ho sentito alla tv ... avevano detto ... (vengo interrotta)

Mia madre: Tv? Avevano detto? Qui non è cambiato nulla, abbiamo ancora le montagne di rifiuti per strada ... adesso si vedono anche i topi ... sta per arrivare l’estate ... ci hanno mandato la bolletta per pagare la tassa sui rifiuti! Vuoi sapere quanto pagheremo? 867 Euro! Ottocentosessantasette!

Io: Non pagare nulla mamma! Non devi pagare!

Mia madre: Come fai a non pagare? C’è anche una lettera che accompagna la bolletta! Il sindaco dice di pagare, che dall’anno prossimo pagheremo di meno perché diventa obbligatoria la raccolta differenziata.

[...]

E’ così che da un anno, da quando non vivo più’ a Napoli, iniziano le conversazioni telefoniche con mia madre. Le chiedo come sta e come un fiume in piena inizia a parlare di tutti i mali, del MALE che sta vivendo la nostra città, dell’unico male per cui oggi Napoli è protagonista sui blog, nei telegiornali (addirittura in prima serata!), nelle trasmissioni televisive e sui giornali nazionali e stranieri, beh diciamo che adesso nelle nuove fiction televisive non ci sarà solo il mafioso con accento napoletano, ma anche il netturbino dissociato-occupato che potrà sfoggiare oltre alla sua scopa immacolata la sua musicale cadenza partenopea. E jamm bell ja’!

E jamm bell ja’! E’ questa la frase che vorrei dire a tutti i politici riscalda-poltrona (non conoscete il nuovo elettrodomestico?) che continuano a rimbalzarsi la patata bollente, a tutti i saccenti pronti col loro dito accusatore puntato sul napoletano di turno che ha avuto il coraggio oltre che di festeggiare un nuovo anno di munnezza, quello di comprare cibo per il cenone e non ha avuto l’accortezza di mangiare anche gli involucri, ma come ... i soliti napoletani ... mangiano il commestibile e non il riciclabile! Ma sono ignoranti, perché noi la monnezza la mangiamo, la viviamo, la respiriamo e la SOPPORTIAMO! La mangiamo già da tempo, da quando abbiamo “smaltito” i rifiuti del nord (80% del costo in meno rispetto al resto d’europa) seppellendoli nei nostri fertili campi (leggi perché ci chiamavano Campania Felix http://it.wikipedia.org/wiki/Campania_antica), automaticamente la munnezza è diventata ortaggio-frutta-verdura ed è arrivata sulle nostre tavole (del nord e del sud) giusto per chiudere il ciclo della natura. Beh siamo stati creativi anche in questo, trasformazione di munnezza in frutta e verdura, noi il riciclaggio potremmo insegnarlo all’università!

Ma quando è iniziata tutta questa storia? Questa emergenza? Sinceramente non so dirlo con esattezza e non riesco nemmeno a credere che siano passati 14 anni da quando ho visto il primo cumulo di sacchetti per strada che il mio vicino ingenuamente ha bruciato, poverino era un contadino .. aveva sempre fatto così quando ripuliva il suo pezzettino di terra dalle erbacce, bruciava quello che non gli serviva e come lui hanno fatto centinaia e centinaia di cittadini napoletani quando si sono accorti che gli unici grattacieli a Napoli dovevano essere quelli del Centro Direzionale e quindi quelli di spazzatura potevano essere smantellati in altro modo. Ci hanno lasciati da soli per ben 14 anni sotto tutti i punti di vista. Un popolo che si autogestisce, una regione okkupata! Percorrendo una strada nota ai più, il famigerato Asse Mediano (nato per consentire ai traffici loschi della camorra di unire la provincia con il cuore della città, il porto) ci si sente come durante la guerra ... nuvoloni di fumo nero improvvisamente tolgono la visuale ai guidatori ... è tutto il fumo che sale dai paesini attraversati da questa famigerata strada, fumo che prende vita dagli incendi di cumuli di spazzatura lasciati a marcire nelle campagne, fuori dalle scuole, ospedali e cimiteri (eh si nemmeno l’odore di santità supera quello della munnezza). Ci si sente come in guerra, perché siamo in guerra, da sempre ... siamo un popolo che combatte anche per ottenere le più piccole cose, dal proprio turno allo sportello dell’ufficio postale, al posto letto in ospedale (mia nonna 90 anni due giorni fa, l’anno scorso si è fatta 3 giorni di barella in corridoio all’ospedale Cardarelli), dal documento in Comune addirittura alla libertà di voto, perché non si sa mai ... “qualcuno” potrebbe chiederti di votare “un suo amico”. Eravamo troppo impegnati a sopravvivere se non ci siamo accorti che oltre al Vesuvio stavano nascendo altri promontori a chiazze colorate, siamo stati fiduciosi in chi ci diceva “napoletani non preoccupatevi che a Napoli ci penso io” e siamo arrivati qui. Tra poco si tornerà a votare e vedrete che la spazzatura sparirà dalle strade (consiglio ai turisti di aspettare il periodo elettorale per visitare la città) non si può rischiare di trovare dei sacchetti nell’urna elettorale, anzi spero che i napoletani facciano proprio questo, che si rechino a votare ognuno col proprio carico di spazzatura ed oltre alla scheda lascino un bel ricordino nei seggi elettorali ... come è adesso la situazione non si può decidere, non c’è la serenità per decidere ... il cervello è offuscato dai fumi tossici che esalano dai rifiuti, qualsiasi cosa andrebbe bene e non è così, bisogna scegliere con calma, bisogna scegliere le persone giuste ... bisogna allontanare le teste calde e le mele marce.

Oltre al danno la beffa, la cosa che mi ha fatto più ridere di tutta questa storia (oltre alla faccia di Bassolino) è stata la questione delle ecoballe, pazzesco ... abbiamo delle ecoballe che non hanno nulla di eco, sono solo delle balle, non si possono smaltire se non pagando tanto e quindi tassando sempre di più i cittadini che già stanno pagando in SALUTE oltre che in MONETA i danni di tutto questo malgoverno, di questo assenteismo da parte delle istituzioni e della legge. Chi dobbiamo ringraziare? A chi posso stringere la mano per tutto questo? Solo Bassolino? Non posso accusare solo lui ... ha delle grandi e gravi colpe sulla coscienza, ma non deve pesare solo la sua ... deve pesare anche quella di chi gli ha concesso tutto questo, come pesa già la nostra di napoletani che glielo abbiamo concesso. Mia nonna mi dice che un tempo eravamo dei coraggiosi, eravamo forti ... mi racconta le 4 giornate di Napoli ( http://it.wikipedia.org/wiki/Quattro_giornate_di_Napoli ) durante la seconda guerra mondiale, i tedeschi non hanno occupato la città ... adesso lasciamo che i topi infestino le nostre strade, i giardini delle scuole ... dove sono i napoletani di allora? Dov’è lo spirito che ci ha guidati fino ad allora? Riprendiamoci la nostra città, riprendiamoci quello che ci spetta!