venerdì 24 ottobre 2008

Jak Bank - Banca cooperativa

cit. da Wikipedia - http://it.wikipedia.org/wiki/JAK_banca_cooperativa

JAK è un acronimo che sta per Jord Arbete Kapital, in svedese Terra Lavoro Capitale. Per Terra si intendono le risorse della natura, per Lavoro la risorsa data dal lavoro umano, per Capitale le infrastrutture create dall'uomo che permettono di potenziarne l'efficienza. Sono i 3 principi chiave dell'economia reale. Su queste 3 fondamenta si basa JAK, una banca che cerca di proporre un'alternativa concreta, in alcuni segmenti di mercato, all'economia speculativa contemporanea. Per speculazione si intende una rendita parassitaria derivante dalla matematica moltiplicazione del denaro grazie al meccanismo dell'interesse, scollegando quindi l'arricchimento dai concetti di Terra-Lavoro-Capitale.
JAK propone in alternativa un modello finanziario e un servizio di risparmio e prestito libero dal concetto di interesse speculativo, raccogliendo 35.000 soci distribuiti su tutto il territorio svedese che si prestano denaro tra di loro bypassando il sistema bancario tradizionale. Attualmente i soci hanno risparmiato 97 milioni di euro dei quali 86 milioni sono dati in prestito a chi ne ha fatto richiesta (dati aggiornati al 2008). Obiettivo della banca è di non trarre profitto dal suo servizio.


L'associazione cooperativa Jord Arbejde Kapital è stata fondata in Danimarca durante la Grande Depressione nel 1931.
L'associazione mise in circolazione una Valuta locale che è stata successivamente dichiarata fuori legge dal governo Danese nel 1933. Nel 1934 la JAK danese fondò un sistema di risparmio e prestito senza interesse e un sistema locale di commercio e scambio di beni (LETS). Sebbene entrambi i sistemi furono costretti a chiudere, il sistema di prestito e risparmio riemerse nel 1944. L'esperimento della banca JAK Danese ispirò un gruppo in Svezia che fondò un' associazione no-profit chiamata Jord Arbete Kapital - Riksförening för Ekonomisk Frigörelse (Associazione Nazionale per l'Emancipazione Economica) nel 1965, che sviluppò il sistema matematico basato sui punti di risparmio chiamato "sistema di risparmio bilanciato". L'associazione crebbe lentamente all'inizio e ricevette la licenza bancaria dall'Autorità di Vigilanza Finanziaria Svedese solo alla fine del 1997.

E' l'ora di cambiare le regole

ECONOMIA



Parla il presidente dell'istituto di credito popolare del Terzo Settore, Fabio Salviato"Il nostro modello è trasparente e premia chi fa economia reale, ma siamo penalizzati"
"E' l'ora di cambiare le regole:si dia spazio alla finanza etica"
La crisi finanziaria ha mostrato la debolezza dell'attuale sistema"Si torni ai principi di sana e prudente gestione, finanziando chi migliora la società"di ROSARIA AMATO
ROMA - Per anni Banca Etica è cresciuta a dispetto di un sistema che classificava i suoi investimenti come BB-, "spazzatura", ricorda il presidente Fabio Salviato. Senonché poi si è scoperto che la spazzatura vera era altrove, immessa nel mercato con lusinghieri e rassicuranti rating 'tripla A'. "Siamo arrivati al paradosso per cui si è puniti se si sostiene l'economia reale e premiati se si specula, vengono disincentivati i finanziamenti all'economia sociale ma si permette la piena operatività sul mercato dei derivati perché non regolamentato", dice Salviato. E adesso, nel pieno della bufera finanziaria che ha bruciato miliardi in tutto il mondo, premiata dai risparmiatori che negli ultimi due mesi hanno fatto registrare un aumento del 100 per cento dell'apertura di conti correnti, Banca Etica ha deciso di cogliere l'occasione non per dire "siamo i più bravi", ma per chiedere una revisione delle regole che penalizzano una realtà economica sana e che hanno permesso a istituzioni finanziarie non altrettanto scrupolose e trasparenti di gettare i mercati nel panico e di costringere i governi a massicce iniezioni di liquidità per evitare una rovina analoga a quella del '29. Voi lamentate come in tutti questi anni le imprese finanziate da Banca Etica siano state considerate estremamente rischiose, e per questo penalizzate. "Noi rappresentiamo le imprese non profit , comprese le parrocchie, per esempio. Lei ha mai visto una parrocchia che fallisce? Le nostre imprese presentano un tasso di sofferenza del 0,3% lordo. Noi finanziamo gran parte di quelle imprese che vengono considerate nel sistema del Terzo settore: per questa ragione dalla regolamentazione italiana e internazionale i nostri investimenti vengono considerati a rischio massimo, e penalizzati da difficoltà indicibili nella concessione del credito. Le valutazioni fatte dagli analisti non tengono conto dei piani di sviluppo a medio e lungo termine delle imprese richiedenti, ma badano all'utile immediato senza dare peso al grande valore sociale intrinseco in certe produzioni o in scelte di posizionamento nella comunità locale. E allora bisogna che ci mettiamo d'accordo su queste regole: non è possibile che chi fa economia reale, crea posti di lavoro, milioni di ettari di agricoltura biologica che impiegano il doppio dei dipendenti della Fiat, sia considerato a rischio massimo, e gli altri no. Bisogna rivedere queste regole e privilegiare criteri come i nostri, che hanno dimostrato di essere una buona prassi. Le regole attuali sono quelle che hanno contribuito a portarci a questa catastrofe".

martedì 1 aprile 2008

Internet

Internet è la più grande invenzione dopo la televisione, una rivoluzione in grado di mutare la vita ed i comportamenti delle persone su tutto il globo.
Un giornalista chiede al più noto politico ed imprendotore italiano come questa puo' influire sulla campagna elettorale in corso. Sentiamo cosa ne pensa ..

mercoledì 26 marzo 2008

la Bovisa

Marconi accanto ad una delle prime radio.
Da qualche anno ormai vivo in Bovisa, una zona di Milano che mi piace per la sua impronta popolare, che mi tiene ancorato con i piedi per terra, sui bisogni e sui pensieri delle persone. Da lì percepisco il mondo più facilmente che nelle altre zone, perchè Milano tenta di nascondere i suoi difetti.
Amo molto la mia città, ma conosco anche i forti limiti e il prezzo (non solo economico) che le persone che la abitano devono pagare per poterci vivere e lavorare.
La Bovisa a sua volta è una zona con tanti problemi ma anche con tanti pregi. Ha una sua forte connotazione culturale e storica ma è sconosciuta ai più.
Per questo motivo quando ne parlo o quando qualcuno viene a farci visita, mi si chiede spesso che tipo di zona sia e come ci si viva.

Per questo motivo pubblico una bellissima puntata di "Così lontano, così vicino.", una trasmissione radiofonica a cui ha collaborato Cristina per raccontare il quartiere.
La trasmissione è prodotta dalla Scighera (circolo arci della zona) e dal loro laboratorio di webradio: un percorso sonoro tra testimoni, luoghi, musiche e protagonisti per raccontare il quartiere Bovisa di Milano per come è oggi e per come è cambiato negli anni.

Per chi volesse quindi una "fotografia sonora" della zona, consiglio assolutamente l'ascolto.

mercoledì 19 marzo 2008

ITACA

.. Sempre devi avere in mente Itaca.
Raggiungerla sia il tuo pensiero costante.
Soprattutto, però, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull'isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato un bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo in viaggio: che cos'altro ti aspetti ?

(1911 - Kostantinos Kavafis)